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La Scuola di Yoga “Sùrya” nasce nel novembre del 2003 per iniziativa del suo fondatore Ottaviano Fuoco, studioso di cultura indiana ed insegnante di Yoga, come Associazione Sportivo Culturale US ACLI, riconosciuta dal CONI.
La scuola è un centro dove è possibile praticare lo HathaYoga e non solo, possiede una biblioteca ed una Sala da thè. Organizza seminari di Shodo e di Nada Yoga, incontri di studio, concerti, conferenze, approfondimenti sulle discipline orientali.

mercoledì 14 gennaio 2015

I nostri atteggiamenti

Lo Yoga non è una ricetta per soffrire di meno, però può aiutarci a cambiare i nostri atteggiamenti in modo da avere meno fango su gli occhi e quindi più libertà.
Possiamo considerare l'intera pratica dello Yoga come un processo in cui esaminiamo i nostri atteggiamenti e i nostri comportamenti abituali, e le loro conseguenze. 
Nello yoga, i comportamenti verso gli altri e l'ambiente si chiamano Yama e quelli verso noi stessi si chiamano Niyama. Gli yama ed i niyama riguardano il comportamento sociale e il nostro modo di vita, il modo in cui interagiamo con gli altri e con l'ambiente, il modo in cui affrontiamo i problemi. 

Yama e Niyama sono le prime due membra dello yoga. 

Nello Yoga ciò che possiamo praticare volontariamente sono gli Asana e il Pranayama, che ci rendono consapevoli del punto in cui siamo, delle posizioni che difendiamo e del modo in cui guardiamo le cose.
Riconoscere gli errori è il primo passo verso la chiarezza. Poi possiamo iniziare a introdurre cambiamenti graduali nel modo in cui manifestiamo il nostro rispetto per la natura e in cui ci rapportiamo con gli amici. Nessuno può cambiare in un giorno, ma lo yoga ci aiuta a cambiare, a poco a poco, i nostri comportamenti, i nostri yama e niyama. 

Oggi parliamo di Yama. 

In sanscrito questo termine significa disciplina o restrizione, ma può essere interpretato come atteggiamento o comportamento. Un particolare comportamento può anche essere sentito come una disciplina che regola le nostre azioni. Patanjali elenca cinque diversi Yama, cioè differenti modi di relazione tra l'individuo e il mondo esterno. 

Il primo modello di comportamento è chiamato Ahimsa. E' l'assenza di ingiustizia o crudeltà. È molto più del non fare violenza. Significa gentilezza, amicizia, amorevole considerazione per le persone le cose. È una parola su cui dobbiamo riflettere. Significa trattare gli altri con attenzione e considerazione e anche trattare con gentilezza se stessi.

Il secondo Yama è Satya. Significa dire il vero, ma in alcuni casi la verità non è necessaria se danneggia un altro. Dobbiamo considerare bene che cosa diciamo, come lo diciamo e che effetto hanno sugli altri le nostre parole. Se dire la verità ha conseguenze negative per altre persone è meglio tacere. 

Il terzo Yama è Asteya. Questo termine è il contrario di rubare, significa anche che se qualcuno ci affida qualcosa o ci dà la sua fiducia non dobbiamo avvantaggiarcene ai fini personali.

Viene poi il Brahmacarya. Indica il movimento verso l'essenziale. In gene viene rappresentato come astinenza, soprattutto come astinenza sessuale. Ma, meglio ancora, il Brahamacharya è l'invito a instaurare relazioni che aiutano a camminare verso la verità suprema. Se in queste relazioni è presente il sesso, dobbiamo fare attenzione che non ci svii dalla direzione che stiamo seguendo. Sulla via della ricerca della verità ci sono alcuni modi per controllare i sensi e il desiderio sessuale, ma questo controllo non si identifica con l'astinenza totale. 

L'ultimo Yama si chiama Aparigraha, termine che significa non toccare o non afferrare l'occasione. Aparigraha significa quindi prendere solo ciò che è necessario e non sfruttare a nostro vantaggio le situazioni. 

Gli Yoga Sutra descrivono che cosa avviene quando questi cinque comportamenti entrano fa parte della vita quotidiana. Ad esempio, più sviluppiamo l'Ahimsa, la gentilezza, più la nostra presenza genera negli altri sensazioni piacevoli e amichevoli. Se rimaniamo fedeli al Satya tutto ciò che diciamo sarà degno di fede.
Sempre gli Yoga Sutra affermano che una persona saldamente ancorata all'Asteya otterrà tutti gioielli di questo mondo. Probabilmente non sarà interessato alle ricchezze materiali, ma riceverà le cose che più contano nella vita. Più riconosciamo l'importanza della ricerca della verità, e meno verremmo distratti da altro. Camminare su questo sentiero richiede molta forza. Patanjali afferma che maggiore è la fede maggiore è l'energia. Quest'energia significa determinazione a progredire verso il nostro scopo. Più cerchiamo la verità, nel senso del Brahmacarya, e più vigore abbiamo per raggiungerla. Parigraha è l'inclinazione verso le cose materiali, se rinunciamo ad esso rafforziamo Aparigraha e sviluppiamo un'inclinazione verso l'interiorità. 

Meno tempo dedichiamo alla ricerca dei beni materiali, più tempo abbiamo da dedicare alla comprensione dello Yoga e di noi stessi.

Namastè



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