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La Scuola di Yoga “Sùrya” nasce nel novembre del 2003 per iniziativa del suo fondatore Ottaviano Fuoco, studioso di cultura indiana ed insegnante di Yoga, come Associazione Sportivo Culturale US ACLI, riconosciuta dal CONI.
La scuola è un centro dove è possibile praticare lo HathaYoga e non solo, possiede una biblioteca ed una Sala da thè. Organizza seminari di Shodo e di Nada Yoga, incontri di studio, concerti, conferenze, approfondimenti sulle discipline orientali.

martedì 7 ottobre 2014

Meditazione...cuore dello Yoga!





Quando tutti i pensieri convergono verso il punto dove la mente è fissa, ciò è chiamato Dhiana – Meditazione”. 


Così definisce il saggio Pataηjali negli Yoga –Sûtra la Meditazione, uno degli otto rami dello Yoga.


Ma cos’è la Meditazione?


Nella nostra Scuola si pratica la Tradizionale Meditazione a gambe incrociate Zazen. Una volta seduti correttamente e comodi, attraverso il controllo del Prana (respiro), si prova a spostare l’attenzione della mente verso il proprio “interno”, in quanto inizialmente, a causa dei nostri sensi, questa è indirizzata verso il nostro “esterno”. Ma come? Frenando i pensieri esistenti e prevenendo l’arrivo di nuovi pensieri, imparando ad osservare, come un testimone imparziale, tutti quei pensieri che si affacciano nella mente.


Come un fiume scorre da un posto all’altro, così la mente tende a muoversi da un pensiero all’altro; come l’acqua scorre naturalmente verso il basso, così la mente, in questo suo migrare da un pensiero all’altro, è attratta dai nostri “attaccamenti” e dalle nostre “avversioni”. Anche solo pensare: “Non voglio avere pensieri durante la Meditazione” mantiene viva l’attività della mente, quindi è impossibile passare in uno stato di assenza di pensieri attraverso la mente, mentre solo con il Respiro si può raggiungere questo livello. 

La Meditazione non è un’attività della mente, ma del Cuore! Così ogni allievo che si avvicina alla pratica della Meditazione deve farlo abbandonandosi al proprio cuore, perché altrimenti resterà prigioniero dello spazio che crea la mente, in perenne conflitto tra Ego e Sé profondo. Durante la pratica nella nostra Scuola viene letto un Kōan Zen, strumento di Meditazione attraverso il quale, ogni allievo prova a superare gli schemi di pensiero di ogni giorno a cui è abituato. Il Kōan infatti, breve racconto a volte paradossale, che quasi sempre riporta il colloquio tra allievo e maestro, serve a mettere a tacere la ragione e a mostrarne la sua impotenza. Il Maestro assegna ad ogni allievo un koan, che vuole essere in pratica, un aiuto per risvegliare la natura più profonda, la vera natura di ogni allievo, fino ad arrivare alla conoscenza intima delle cose e dell’esistenza. Allora l’allievo si troverà di fronte ad un vicolo cieco, un bivio, ad una strada senza uscita, che nessuna risposta razionale potrà risolvere. Solo quando ogni allievo comprenderà che l’unica strada è quella di abbandonare la ragione, solo allora comincerà a praticare il Kōan nel modo giusto, l’allievo diventerà il koan stesso, la sua coscienza si svuoterà, e si avrà una nuova visione delle cose, si vedrà la realtà così com’è, in maniera unitaria, non divisa fra soggetto ed oggetto, la realtà apparirà nella sua vera essenza intuitivamente.

La Meditazione è attenzione: ciò che conta non è quello che stai facendo, ma come lo fai; la Meditazione è osservazione: non fare niente, osserva solo la tua mente, senza ostacolarla. La Meditazione è l’arte della consapevolezza: è essere presenti; la Meditazione non è staccare la spina: è lo stato naturale della mente, non deve essere raggiunto ma solo riconosciuto. Yoga e Meditazione concorrono a far si che ogni praticante porti attenzione in ogni aspetto della vita quotidiana, ritrovando piena consapevolezza nel rapporto con gli altri, nel lavoro che siamo chiamati a fare, ecc. Tutto ciò che si fa con gioia ed attenzione, è pratica di vita.

La Meditazione della rana zen” 

La rana zen si recò dal suo prezioso e stimato Maestro per chiedergli ragguagli sulla sua pratica meditativa.
Maestro – esordì – ho la sensazione d'attraversare un acquitrino disgustoso e irto di pericoli. Sono aggressiva. Il mio livello di sopportazione è diminuito parecchio. Basta un nonnulla e mi irrito. Sono così confusa che non riesco più a meditare. Che fare?
- Chiariscimi un po' la tua meditazione. – Cos’è che ti ho insegnato figliola?
- Maestro – replicò prontamente la rana, evidentemente contenta dalla piega presa dall'insolito discorso – la mia meditazione consiste nell'osservare il respiro, l'aria che entra, quella che esce, le pause. Prendo atto di tutto ciò che accade. Osservo, persino, la difficoltà che provo talvolta a respirare, nonché la paura nel sentirmi più libera, centrata e in sintonia con l'universo quando il respiro diventa prima più fluido, poi via via impercettibile. Ci sono momenti in cui la mia osservazione si fa più precisa. Non osservo più le fluttuazioni del respiro, bensì la mente stessa che genera l'impulso a respirare.
- Figliola cos'è la Meditazione?
- La meditazione vera e propria mi accede quando i pensieri si fermano da sé.
- Perché sei così suscettibile? Rispondi subito!
La rana divenne perplessa. Il maestro l'interrogava sulla soluzione ai suoi stessi problemi. Ma non era lui che avrebbe dovuto risponderle? Tuttavia, senza nemmeno rifletterci …
- Sono troppo presa dai pensieri. Mi affido troppo alla mente. Persino i miei giochi si sono trasformati in esercizi mentali. 
L'ombra di un rude bastone pronto a colpire si stagliò sull'acciottolato sconnesso dello splendido giardino in cui sedevano. 
- Che suggerisci? L'incalzò il venerabile.
- Più contemplazione, maestro. Ammirare in silenzio il sole che sorge. Tener conto della natura.
- Non basta. Spingiti oltre!
- Ammirare il cosmo, il creato, l'increato. Ciò che c'era e non esiste più. Quello che potrebbe accadere, ma non avverrà mai. Percepire il presente.
- Non basta. Spingiti oltre!
- Contemplare ciò che non ammette replica.
Argomentò sorridente la rana.
E piovve.



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